di MARIA GIGLIOLA TONILLO <>
Tristemente noti in geopolitica per i loro sabotaggi mercantili nel Mar Rosso, gli Houthi, islamisti yemeniti che intrattengono rapporti di empatia con Hamas, hanno in questi giorni condannato all’impiccagione tredici omosessuali. Hamas trova alleanze in Iran, Paese in cui l’omosessualità è un reato punito con il carcere, con le frustate e spesso con la morte, l’Iran ha, a sua volta, relazioni importanti con la Russia di Vladimir Putin, dove è recentemente stata approvata una legge contro chi “diffonde l’ideologia gay”.
“L’Africa ha bisogno di pace, pace vera, quale condizione basilare per lo sviluppo democratico e socioeconomico”, ha scritto il cardinale Matteo Maria Zuppi. E in questi mesi, particolarmente in quel continente, le persecuzioni di gay, lesbiche e trans stanno precipitando nel più nero inferno, anche a causa di nuove iniziative legislative sostenute da organizzazioni religiose americane a da chiese evangeliche locali. Risale soltanto a pochi mesi fa l’approvazione da parte del parlamento ugandese di una legge che arriva all’ergastolo per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, alla pena di morte per il reato di “omosessualità aggravata”, a vent’anni di carcere per il reato di “promozione dell’omosessualità”, a sei mesi di carcere per omessa denuncia del sospetto di reato da parte di qualunque cittadino, sia esso medico, familiare, guida spirituale della persona sospettata. Anche il Parlamento del Ghana sta considerando un progetto di legge analogo che, tra l’altro, prevede il carcere per chiunque esprima il suo orientamento omosessuale, bisessuale, asessuale, la propria identità transessuale o addirittura si consideri un alleato della comunità lgbtqi+ e un provvedimento simile è in fase di partenza in Kenia, mentre altri sono stati annunciati.
Nel quadro delle violenze per orientamento sessuale e per identità di genere l’America Latina non è da meno: gli omicidi di persone transgender e omosessuali, sono all’ordine del giorno in Paesi come Brasile, Perù, Colombia ed ancor più in America centrale. Le persone transgender vivono sotto costante minaccia di morte in Guatemala, dove l’impunità degli aggressori è protetta da iniziative legislative volte a isolare le organizzazioni della società civile. L’instabilità politico-sociale con la presa di potere della destra in Perù ha prodotto nei primi mesi del 2023 omicidi, rapimenti, violenze contro persone transgender ad opera della criminalità organizzata, drammaticamente con la copertura delle forze dell’ordine.
La situazione sta precipitando in sequenze sempre peggiori e sempre soprattutto ad opera di movimenti integralisti, lontani da ogni credo e assai riccamente finanziati. Le posizioni, anche le più estreme, anno trovato purtroppo insperato, ma vergognoso sostegno anche da parte di Vescovi della Chiesa cattolica, ne abbiamo un triste esempio in una lettera ufficiale del Vescovo di Konongo-Mampong, Josep Osei-Bonsu al Presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, in aperto sostegno dei disegni di legge che abbiamo descritto.
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Violenza, pregiudizio, sopraffazione esplodono proprio negli stessi luoghi anche in un mondo assai diverso, forse solo apparentemente lontano…per esempio la stessa Nigeria è uno degli Stati più duri contro i cristiani: nel 2023 i fedeli uccisi sono stati cinquemilaquattordici e i rapimenti quattromilasettecentoventisei e anche per i cristiani le discriminazioni penalizzano il lavoro, l’accesso alla sanità e all’istruzione, le vittime passano spesso inosservate, soprattutto nelle regioni più rurali.
Sempre in Nigeria, uno degli episodi più sanguinosi è stata la strage di San Francesco Saverio a Owo, a 300 chilometri da Lagos, nel 2022, quando alcuni uomini hanno aperto il fuoco contro i fedeli dentro una chiesa cattolica nel Sud-Ovest del Paese, uccidendo ventun fedeli. E ancora in Nigeria, un prete cattolico, Padre Isaac Achi è stato ucciso, bruciato vivo, nella casa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo a Kafin-Koro. Nel 2021 si sono registrati più di quattrocento attacchi a chiese e istituzioni cristiane e, sempre secondo quanto documentato da Aiuto alla Chiesa che Soffre – ACS, la Nigeria a avuto nel 2022 il numero più alto di sacerdoti assassinati, di rapimenti, di religiose rapite.
In Congo, nel Nord Kivu al confine con l’Uganda i jihadisti hanno compiuto una strage di fedeli pentecostali riuniti in preghiera, attentato rivendicato dall’Iscap – Islamic State’s Central Africa Province – Drc,il ramo africano dello Stato islamico. In Uganda un gruppo di militanti islamici ha fatto irruzione nei dormitori della scuola di Lhubiriha, a Mpondwe, nell’Ovest del Paese, uccidendo trentasette studenti e quattro abitanti del villaggio. In Mali a parlare di prigionia, catene e botte, è stata suor Gloria Cecilia Narváez, rapita da militanti islamisti e tenuta segregata, fra torture fisiche e psicologiche, per quattro anni e mezzo.
Del Burkina Faso non si parla, eppure in quasi tutta la nazione è all’ordine del giorno il terrorismo di matrice islamista che agisce mediante espulsioni dai villaggi, rapimenti, sequestri, massacri contro la popolazione civile. In Mozambico, nel 2022, la missionaria suor Maria De Coppi, 83 anni, è stata assassinata a Chipene, nella diocesi di Nacala. Non contenti, i terroristi hanno distrutto il tabernacolo, incendiato la chiesa, la scuola, il centro sanitario, la biblioteca, i collegi maschile e femminile, i veicoli e le case dei sacerdoti e delle suore. In Eritrea, chi non fa parte delle quattro confessioni ufficialmente riconosciute dallo stato, la Chiesa ortodossa eritrea Tewahedo, l’islam sunnita, la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica luterana dell’Eritrea, può incorrere in arresti immotivati.
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In medio oriente, in particolare in Iraq, in Siria e in Palestina, le migrazioni hanno aggravato la crisi delle tre grandi comunità cristiane antiche. In Myanmar, in Cina, in Vietnam è l’autoritarismo statale ad aver intensificato l’oppressione contro i cristiani, mentre in altri contesti asiatici è il nazionalismo religioso ad aver accresciuto le persecuzioni, come in Afghanistan, in India e in Pakistan. Stessa sorte discriminatoria accomuna inevitabilmente alla dura vita di gay, lesbiche e trans.
Nel mondo occidentale non si ha quasi notizia o conoscenza della gravità e della diffusione di episodi tanto gravi. Lo Stato islamico nel Grande Sahara vieta ancora la musica, le feste e disciplina con severità eventi sociali come i matrimoni, anche in Qatar si è registrato un forte aumento di atti d’intolleranza. Si riaffaccia una dura fase di persecuzione contro i cristiani in Russia nell’oppressione della libertà di culto, rispetto oggi ai Testimoni di Geova, che si definiscono cristiani e subiscono imprigionamenti e deportazioni in stile stalinista, triste novità che non si ferma a loro, dato che nella Russia sovietica le persecuzioni contro qualsiasi religione, anche quella ortodossa russa, furono feroci e sanno esserlo ancora. Di concerto, la notizia della recente dichiarazione di estremismo che aggrava fortemente il rischio di pesanti condanne e discriminazioni alle associazioni di gay, di lesbiche e trans.
Le quattro suore rapite in Nigeria, l’irruzione delle forze militari del regime di Ortega in una curia del Nicaragua e l’arresto del vescovo di Matagalpa sono solo alcuni degli esempi delle persecuzioni e delle oppressioni esercitate contro i cristiani. Si segnalano le preoccupazioni del cardinale Louis Raphael Sako per le comunità cristiane che, non solo in Iraq, ma anche nel resto del Medio Oriente, rischiano di scomparire, come in Afghanistan che, secondo la World Watch List 2022, della Onlus Porte Aperte, è il Paese più pericoloso dove vivere per un cristiano. La libertà religiosa viene, ancora oggi, definita come diritto orfano della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Uomo: è quello di cui poco si parla e ancora meno ci si batte, per mille ragioni economiche e politiche.
In sintesi ventiquattro sono stati i Paesi esaminati, Paesi in cui le violazioni della libertà religiosa e il mancato rispetto per i diritti civili e umani destano particolare inquietudine: Afghanistan, Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Etiopia, India, Iran, Iraq, Israele e i Territori Palestinesi, Maldive, Mali, Mozambico, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Qatar, Russia, Sri Lanka, Sudan, Siria, Turchia e Vietnam. Ma ci sono anche altri Paesi dove la vita dei cristiani è a rischio: in India e in Cina dove le autorità hanno aumentato la pressione sui cristiani, con arresti indiscriminati, chiusura forzata delle chiese e uso di sistemi di sorveglianza oppressivi. Dallo studio di Aiuto alla Ciesa che Soffre – ACS emerge anche che in Paesi diversi come l’Egitto e il Pakistan le ragazze cristiane sono soggette a rapimenti e stupri sistematici e a volte a motivare detenzioni ingiuste sono accuse inconcepibili come quella di blasfemia.
Del prete bruciato vivo e della mattanza nella chiesa congolese, sui grandi media occidentali s’è visto e letto quasi nulla, del martirio che da anni segna intere regioni del pianeta, dal vicino e medio oriente, devastato dal passaggio dei tagliagole islamisti, all’Africa subsahariana, fino al Nicaragua della persecuzione politica, si sa poco più di niente. In una strana, disconosciuta fratellanza, su cui riflettere, omosessuali e cristiani restano quindi al centro di una tragica spirale di violenza, di negazione e di sopruso pagando con le loro vite l’urgenza di essere e di credere.
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