di RAFFAELLO MORELLI <>
3.12 – Mutamenti nelle relazioni a fine ‘800.
3.12 a) Più ruolo ai cittadini. Le dinamiche già avviate nei decenni precedenti proseguirono con forti accelerazioni, essenzialmente dovute all’interagire reciproco tra la crescita ininterrotta della conoscenza scientifica, l’infittirsi delle invenzioni di strumenti d’uso quotidiano e il manifestarsi della seconda rivoluzione industriale. Un andamento del genere incentivò nella convivenza il ruolo autonomo dei cittadini individui. E ciò rendeva via via più necessario introdurre norme e maniere adatte a migliorarne di continuo le possibilità di manifestarsi attraverso il sistema della libertà tra diversi.
3.12 b) Principali scoperte. Nella seconda metà ‘800, i grandi balzi della conoscenza scientifica cominciano dalle 20 equazioni dello scozzese Maxwell, trovate nel 1864 sulle interazioni tra campi elettrici e magnetici, usate un ventennio dopo per descrivere la luce. Nel 1869 il chimico russo Mendeleev presentò la tavola periodica degli elementi chimici, vale a dire una classificazione degli elementi che mostra come le loro proprietà chimiche e fisiche si ripetano con regolarità una volta ordinati gli elementi secondo i valori crescenti delle loro masse atomiche. Mendeleev si accorse che tale regolarità, talvolta, si interrompeva e perciò nella tavola inserì spazi vuoti per future scoperte di nuovi elementi, che si sono poi verificate molte volte negli ultimi 150 anni. Tra il 1878 e il 1882, il medico tedesco Koch scoprì prima il ruolo patogeno del bacillo dell’antrace e poi le cause della tubercolosi nonché il modo di rilevarne l’infezione. Nel 1888, in base alle equazioni di Maxwell, il tedesco Hertz scoprì le omonime onde elettromagnetiche, artificiali o naturali. Negli stessi anni, l’austriaco Boltzmann, un fisico matematico, fornì un contributo storico nella teoria cinetica dei gas e sul secondo principio della termodinamica (sosteneva una cosa importantissima, e cioè che l’esistenza della materia non si spiega partendo dalle idee ma sono quest’ultime ad essere attivate dall’osservare la materia). Nel 1895 il fisico tedesco Roentgen individuò i raggi X come radiazione elettromagnetica ad alta frequenza.
Nel gennaio del 1896, ad un seminario sui raggi X, il francese Becquerel, studioso sperimentale della fluorescenza, suppose una connessione tra questa e gli invisibili raggi X, nel senso che i materiali fluorescenti emettessero anche raggi X. Per verificare, usò dei sali di uranio che, dopo esposizione alla luce solare, erano fluorescenti. Quindi avvolse lastre fotografiche in un involucro di carta nera impermeabile alla luce, piazzò i sali di uranio sopra l’involucro, espose questo pacchetto al sole e poi sviluppò la lastra. Nello sviluppo spiccavano le sagome dei cristalli di uranio. Inizialmente Becquerel ipotizzò che i sali fosforescenti di uranio esposti alla luce solare emettessero una radiazione capace di impressionare la pellicola, come i raggi X (lo comunicò subito all’Accademia delle Scienze). In seguito, obbligato dal cielo plumbeo durato cinque settimane, Becquerel ripose in un cassetto la lastra già preparata come al solito (ponendo sull’uranio anche una croce di metallo da rilevare) ma senza esporla al sole. Nonostante ciò, quando aprì il cassetto, si accorse che l’immagine della croce aveva impressionato in modo nitido la lastra. Dunque, la radiazione che passava attraverso l’involucro opaco, non dipendeva dall’assorbire la luce solare ma dall’uranio in sé. Una studentessa di Becquerel, Marie Curie (una polacca quasi trentenne naturalizzata francese) coniò per la radiazione il termine radioattività. La stessa Curie, e il marito Pierre, partendo dal constatare che l’uraninite (il minerale da cui proviene l’uranio) risulta più radioattiva di quel che potrebbe essere se composta solo di uranio, continuarono ad esaminare tonnellate di uraninite, riuscendo, due anni dopo, ad isolare un altro componente quasi quattrocento volte più radioattivo dell’uranio, che venne chiamato polonio (in onore della patria della Curie). Proseguendo nell’esame, non molto tempo dopo i Curie isolarono un altro componente ancor più radioattivo, il radio (e Marie si rifiutò di brevettare il procedimento per estrarlo, onde non ostacolare la ricerca, il che esprime una concezione aperta del conoscere). Nel 1897, l’inglese Joseph Thomson scoprì l’elettrone, la particella generante la corrente elettrica, una scoperta che schiuse le porte alla ricerca sulla struttura interna dell’atomo. Nell’ultimo anno del secolo, il fisico tedesco Max Planck intuì che l’energia luminosa fosse emessa ed assorbita tramite piccoli pacchetti di energia, i “quanti”, intuizione che si dimostrerà fondata e costituirà il nucleo della fondamentale fisica quantistica nel secolo seguente, tesa a spiegare il comportamento alle dimensioni microscopiche.
Tra i grandi scienziati di fine ‘800, va poi ricordato il grande matematico (ma non solo) francese, Henry Poincaré, il quale, nel solco del predecessore, il collega tedesco Riemann, contribuì in modo decisivo all’accettazione delle geometrie non euclidee, inventò la topologia algebrica, in sostanza fu il padre della topologia moderna. Trattò quasi tutti gli aspetti della matematica di allora, sviluppandone diverse parti. Come studioso del problema dei tre corpi, fu il precursore della teoria del caos.
3.12 c) Invenzioni di oggetti e procedure. Il lievitare della scienza in sé, si accompagnò al brulicare di invenzioni di oggetti e di procedure che, in modo variegato, incidevano parecchio sulla vita quotidiana dei cittadini. Solo per fare un sommario elenco indicativo. Nel 1856 il francese Pasteur dimostrò che i microrganismi erano la causa delle infezioni e non un loro prodotto e inventò la pastorizzazione , nel 1866 il norvegese Nobel inventò la dinamite, nel 1876 l’inglese Bell brevettò il telefono e il francese Tellier iniziò l’era delle navi frigorifere per trasportare merci deperibili dagli USA in Europa, nel 1878 venne introdotta la bollitura degli strumenti chirurgici, nel 1879 l’americano Edison brevettò la prima lampadina elettrica con filamento resistente, nel 1880 una Ditta inglese produsse il primo tipo di carta igienica, nel 1883 fu inaugurata a Milano la prima centrale elettrica italiana, nel 1884 l’irlandese Parsons costruì la prima turbina a vapore, nel 1885 il tedesco Benz progettò la prima automobile con motore a combustione interna, nel 1886 un altro tedesco Daimler costruì il primo veicolo a motore a 4 ruote, nel 1887 lo svizzero Muller e il tedesco Fick inventarono separatamente le prime lenti a contatto indossabili (seppure ancora appoggiate su tutto il bulbo oculare), nel 1892 il tedesco Diesel inventò l’omonimo motore, nel 1895 i fratelli francesi Lumiere lanciarono l’attuale “cinema”, nella tarda estate dello stesso anno l’italiano Marconi applicò la trasmissione a distanza mediante onde radio, nel 1899 l’industria tedesca Bayer brevettò l’aspirina, sulla scia dei lavori di Pasteur, la lista degli agenti infettivi era praticamente completa.
3.12 d) Seconda rivoluzione industriale. Infine, nell’ultima parte dell‘800 ci fu il terzo soggetto dell’interazione accelerante dei modi di convivere, la seconda rivoluzione industriale. Fu un fenomeno frenetico a livello transatlantico, che intanto vide aumentare gli abitanti nelle città mentre nelle zone rurali le superfici coltivabili crebbero della metà. Poi furono piazzati cavi sottomarini che consentirono al telegrafo di collegare l’Europa e le Americhe, mentre il telefono permetteva di comunicare senza necessità di decrittare. Erano quasi cancellate le distanze, al fine scambiare messaggi. Inoltre, cominciò la disponibilità, conseguente le scoperte, di assai maggiori quantità di energia e di strumenti per utilizzarle.
Con le scoperte cui ho già fatto cenno sopra e con altre invenzioni come quelle dell’italiano Pacinotti, si diffuse l’elettricità, un’energia utilizzabile quando serviva, trasferibile alla velocità della luce, utile per lavorare ed anche per riscaldare. E che al contempo rendeva possibile disporre di luce per ventiquattro ore, nelle case, in strada e nelle fabbriche. Inoltre, le trivellazioni avviate negli Stati Uniti iniziarono a fornire il petrolio, prodotto dalla sedimentazione millenaria di materiale organico, che divenne il carburante principe e per decenni restò nelle mani di una sola società al mondo. Un altro settore di enorme sviluppo fu quello siderurgico, in cui nuove metodologie di lavorazione negli altiforni (principalmente il forno messo a punto un po’ alla volta dal tedesco naturalizzato inglese Siemens e dal francese Martin integrato poi con il convertitore dell’inglese Bessemer) riuscirono a consentire, eliminando le impurità, la trasformazione della ghisa liquida in acciaio, un materiale resistente alle alterazioni, essenziale nell’industria manifatturiera, nella costruzione di condotti, nell’industria alimentare e a far nascere il cemento armato, l’anima dei grattacieli.
Nel periodo ’70 – ’95, tutte queste profonde innovazioni, dal modo di produrre a quello di trasportare, determinarono una fortissima spinta produttiva, creando offerta in eccesso sulla domanda e provocando un crollo dei prezzi del 30 – 40 % in ogni settore. Questo crollo dei prezzi falcidiò le forme di impresa incapaci di adeguarsi o aventi dimensione troppo piccola per farlo. Ciò attivò un processo di concentrazione intenso, agevolato pure dal meccanismo dei prestiti bancari, fondato quasi solo sul patrimonio posseduto e non sul progetto commerciale attivato. Ciò faceva delineare molte aggregazioni industriali, commerciali, finanziarie, di vari tipi (monopoli, oligopoli, cartelli), comunque tese a limitare la concorrenza.
Peraltro, essendo indiscutibilmente chiaro che la concorrenza era un aspetto determinante dell’essere una società libera, il pericolo monopolistico venne subito avvertito negli Stati Uniti, i quali già nel 1890 emanarono la legge antimonopolio (Sherman Act). L’art.1 era “Qualsiasi contratto, accordo, in forma di trust o in altra forma, ogni collusione, tesi a restringere il commercio tra diversi Stati dell’Unione, o con nazioni straniere, sono illegali”. Quella legge, la prima al mondo, è restata per decenni un’eccezione (ad esempio, in Italia ne è stata introdotta una corrispondente esattamente 100 anni dopo, su richiesta dall’Europa e in termini assai più blandi). Applica l’idea, con base sperimentale. che la libertà dei cittadini individuo non può essere lasciata in mano a pochi, appunto perché riguarda tutti gli individui e la società deve essere aperta per migliorare la convivenza al passar del tempo.
3.12 e) In conclusione. Quanto avvenuto rapidamente nell’ultima parte del XIX secolo è un’ulteriore conferma del come sia del tutto irrealistico supporre che il mezzo per la convivenza sia leggere ciò che dispone un libro sacro o attuare un’ideologia che è immobile per fisiologia. Di conseguenza, è avvalorata l’ipotesi che il metodo liberale sia sostanzialmente corretto. Ma ciò vuol dire rispettare alcuni punti irrinunciabili. Che il metodo liberale stesso si fonda sulla sperimentazione della realtà, che non suggerisce mai dei comportamenti certi, che il suo imperniarsi su libertà, individualismo e diversità fornisce ipotesi da verificare e in più provvisorie, che funziona meglio delle altre ipotesi note purché si applichi abituando il cittadino a non fare pause nell’esercizio del proprio spirito critico.
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