Nel mese del pride

    di MARIA GIGLIOLA TONIOLLO <>

    L’Europa dei Diritti Civili, l’Italia delle destre

    Giornata Internazionale contro l’Omobitransfobia: i report sulla Comunità Arcobaleno informano di aspetti sempre più inquietanti, tanto che prevedendo una sciagurata svolta verso l’ultradestra nell’Europarlamento, ILGA-Europe aveva reso nota in anticipo la sedicesima edizione della Rainbow Map, classificando quarantanove Paesi europei in base agli sviluppi legislativi nell’ambito dei diritti LGBT. A sua volta la Rainbow Map era stata pubblicata immediatamente dopo i risultati della LGBTIQ Survey III dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali, dalle cui interviste è risultato che oltre i due terzi degli interessati sono tutt’oggi vittime di dichiarazioni di odio, con un aumento significativo di violenza rispetto al precedente sondaggio del 2019.

    Dalla Rainbow Map Europea si nota che alcuni governi stanno effettivamente facendo progressi nel promuovere la tutela dei diritti LGBTI: Germania, Islanda, Estonia, Liechtenstein e Grecia hanno fatto un balzo in avanti nella classifica generale. Sia l’Estonia che la Grecia hanno modificato le loro leggi per consentire alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e ricorrere all’adozione, anche la Grecia ha colmato alcune lacune nella sua legge antidiscriminazione per proteggere pienamente le persone LGBT, mentre il Liechtensteinha esteso i diritti di adozione alle coppie dello stesso sesso. La Germania ha rafforzato le pene per i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulle caratteristiche sessuali. Altri paesi che hanno legiferato sempre contro i crimini ispirati dall’odio sono la Bulgaria, l’Islanda e la Slovenia. In Belgio, a Cipro, in Islanda, in Norvegia e in Portogallo sono stati introdotti divieti relativi alle pratiche di conversione e infine per il nono anno consecutivo è Malta ad occupare il primo posto nella Rainbow Map, l’Islanda è balzata il secondo posto, il Belgio, che ha vietato le pratiche di conversione, è salito al terzo posto. Resta In ogni caso preoccupante la diffusione delle cosiddette terapie di conversione, patrocinate da chi ritiene di curare, redimere e guarire le persone omosessuali, bisessuali, transgender e intersex.

    In questo discreto panorama di buona volontà e progresso nel rispetto dei diritti umani e civili, l’Italia di Giorgia Meloni capitola di due posizioni nella classifica ufficiale, dal trentaquattresimo al trentaseiesimo posto, tra Lituania e Georgia, questo a causa della guerra crudele e dissennata dichiarata dal governo contro le famiglie arcobaleno e dell’assenza di politiche che possano ampliare diritti e abbattere discriminazioni: nella classifica dei diritti e delle libertà l’Italia resta pertanto persino sotto l’Ungheria di Viktor Mihály Orban, trentesima.

    Dice il direttore esecutivo di ILGA-Europe, A. Chaber: “L’Unione Europea deve prestare molta attenzione non solo all’aumento dei discorsi di odio politico contro le persone LGBTI, ma anche ai nuovi strumenti di oppressione, come la criminalizzazione da parte della Russia di un intero segmento della popolazione del Paese. Gli sforzi di divisione e distrazione dai regimi autoritari consolidati si stanno ulteriormente diffondendo in altri paesi europei”.

    C’è la dichiarazione dell’Unione Europea a favore dei diritti LGBT e anche in questo caso l’Italia la destra di governo non l’ha voluta firmare: obbligata dalla ricorrenza internazionale, la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni si è limitata a diffondere una pallida dichiarazione di rito sulla Giornata contro l’OmoBiTransfobia, dichiarazione che è stata poi immediatamente banalizzata dal think tank di Atreju a fini propagandistici. Ovvio che nell’Unione Europea l’Italia di Giorgia Meloni sia sempre più isolata, il Governo continua a sospingere il nostro paese verso l’abisso dei Paesi più illiberali sino alla più recente, ennesima occasione in cui trentacinque ambasciate hanno firmato la dichiarazione che condanna le leggi anti LGBT+ ungheresi, mentre anche in questo caso l’Italia è rimasta assente.

      L’artificio del fantasma molesto

      In più in questi ultimi anni, in particolare dopo la presentazione del progetto Zan sulle misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere e sull’identità di genere è conflagrato non solo nel nostro Paese, un non facilmente identificabile fenomeno: non bastando evidentemente le destre radicali, il Vaticano, i ProVita & Famiglia, è avanzata a grandi passi la più stolta campagna contro un fantasma, “l’ideologia gender”, fobia oscura che inventa e vuole parlare anche in nome di una pseudo sinistra, nonché di uno pseudo femminismo “gender critico”. E secondo Gianna Pomata, tra le fondatrici della storia delle donne in Italia, il gender verso cui questo pezzo di femminismo è critico “…è lo stesso che troviamo inventato, usato e consumato nel dibattito pubblico e politico più sbrigativo e superficiale”. Il gender è visto come sinonimo di “identità di genere” e, soprattutto, come allusione a una identità di genere da cambiarsi magari a piacimento, tanto che incredibilmente proprio le persone trans diventano “il problema”.

      In che modo l’ostilità e l’odio violento contro le persone transgender interroga, sopraffà e liquida la nozione di autodeterminazione tanto cara ai femminismi? “L’ideologia gender”, o “metafisica del gender”, sempre secondo Gianna Pomata, altro non descriverebbe che l’esistenza transgender, percepita non come qualcosa di autonomo e profondo, ma come un demone che finisce per avere “conseguenze regressive per le donne”, qualcosa che le mette in pericolo sino a proporre il grand guignol di aggressioni in luoghi protetti -i bagni? le carceri? – da parte di impostori, uomini cioè che solo per indegni motivi si fingono donne, facilitando così l’accostamento tra trans e stupratore. E del resto il femminismo “gender-critico”, poteva forse farsi mancare un altro tema-propaganda assai deflagrante: il crimine che in nome della metafisica del gender si starebbe commettendo contro bambini e adolescenti, magari con la somministrazione di bloccanti ipofisari per dar loro più tempo per decidere? Qui diverse forze politiche sono cadute in trappola, finendo con il patrocinare una confusa, inammissibile perché carica di falsità, esposizione alla gogna mediatica proprio contro chi dicono di voler difendere, gli adolescenti trans, le loro famiglie, gli ospedali che li hanno in carico, le università e le scuole che adottano misure di inclusione, mentre contrariamente a quanto sostenuto nella campagna anti gender, di destra e di sinistra, nelle transizioni di genere l’assoluta arbitrarietà resta complessa, né mai si agisce con leggerezza, mantenendo rispetto verso l’intreccio tra soggettività, percezione di sé, desideri e contesto, dimensioni biologiche, psicologiche e socio-ambientali.

      Nella triste campagna delle femministe gender-critiche un silenzio assordante cala sulla realtà delle esistenze trans e sulla loro storia: persone che mai esistono come esperienze, anzi persone che non devono esistere, come non ci possono essere le loro parole. Difficile anche ricostruire come “questo” femminismo si sia ridotto a dedicare le proprie forze a campagne di stigmatizzazione di soggetti già stigmatizzati, a riesumare il fantasma della lobby, a servirsi delle peggiori banalità per mobilitare l’opinione pubblica.

      Secondo la scrittrice Giulia Blasi la discussione sul DDL Zan ha spalancato le porte ai mostri, li ha concentrati in un unico girone e nell’arco di poco tempo: “teorie bizzarre e deformi portate avanti da chi si oppone alla legge contro i crimini d’odio per sostenere le proprie argomentazioni, e allora vai di fantasia, vai di distorsione, falsità, invenzione o negazione della realtà”. Dall’altra parte, vuoti allarmismi e critiche radicate in un’idea di società dalle divisioni rigide, dai ruoli prestabiliti, del predominio di una popolazione borghese, etero e cisgender che ogni tanto, con magnanimità, lascia uno strapuntino libero, ma a caro prezzo per certe ancelle. Chi all’epoca della discussione del DDL Zan era in Parlamento non ha voluto approfondire, liquidando i temi come “ideologici” mentre il mantra “le donne trans sono donne” per cui tanto si era combattuto, è solo riduttivo data la complessità delle persone e la stratificazione delle identità.

      Intanto le ultime notizie sono sempre più sconfortanti, la destra italiana continua la sua persecuzione verso le persone LGBT+, la Lega che presentato due emendamenti per aggravare il DDL della Senatrice Maria Carolina Varchi, già di suo assai crudele e legislativamente indecente, che renderebbe la gravidanza per altri e altre, reato universale.  Il partito di Matteo Salvini e di Roberto Vannacci propone una ulteriore aggiunta alla vergogna arrivando a invocare dieci anni di carcere e due milioni di euro di multa per le coppie che faranno ricorso alla gestazione per altri.

      Del resto si sa, troppi italiani non hanno mai davvero fatto i conti con la barbarie della sottocultura fascista: proprio in questi giorni p. es. Carmine Alfano, candidato sindaco di Torre Annunziata, sostenuto anche dai liberali di Forza Italia e Italia Viva, ha rispolverato i forni crematori per i gay. Certo è stato allontanato dall’Università e ha dovuto ritirare la propria candidatura a sindaco a poche ore dal ballottaggio, ma intanto…Eoltreoceano, infine, dove il mondo si appresta a fronteggiare una svolta a destra senza precedenti, vittime in primo piano ancora le persone trans, dato che Donald Trump, nella corsa alla Casa Bianca del prossimo novembre, minaccia e giura senza fraintendimenti: “Al primo giorno da presidente niente più soldi per le scuole che sostengono le persone trans”.