Pedalatea di uno spellegrino. 2° tappa, “L’invenzione della reliquia” e saluto di Odifreddi
IL SALUTO DI ODIFREDDI
Il matematico ateo Piergiorgio Odifreddi conosce il Cammino di Santiago de Compostela, avendolo anche percorso nel 2008 con il giornalista credente Sergio Valzania e con lo storico cattolico Franco Cardini, confrontandosi sul rapporto tra natura e dio, tra scienza e religione, e sui vari aspetti dell’etica, della filosofia, della vita.
Queste discussioni sono state trasmesse all’epoca da Rai3 e pubblicate nel libro La Via Lattea di Piergiorgio Odifreddi, Sergio Valzania e Franco Cardini (Rizzoli 2008).
Informato della nostra pedalatea ci ha inviato questo saluto:
«Quando si è bastian contrari, bisogna fare le cose al contrario, appunto. Quando si è atei, in particolare, si può provare a fare il famoso (o famigerato) Cammino di Santiago al contrario, in due sensi. Anzitutto, nel senso di marcia, partendo da Santiago e arrivando ai Pirenei. E poi, nel senso del mezzo, andando in bici invece che a piedi. Volendo essere dei puristi, si dovrebbero usare bici senza la ruota libera, e si dovrebbe pedalare in retromarcia, ma nessuno è perfetto.
Auguri dunque agli atei ciclisti che vanno contro senso! Spero che pedalino non sulle ciclabili, ma sulle piste dei pedoni: andando controsenso, provocheranno un bel trambusto nelle comitive dei pellegrini che camminano senza senso. Ne vedranno, e ne sentiremo, delle belle!
Buen camino, si dovrebbe augurar loro. O, viste le premesse, buona contropedalata. E che Dio sia con voi… 😄
Piergiorgio Odifreddi»
TAPPA 2
di MARIO BOLLI, presidente Arciatea <>
Accompagnati dal saluto di “buen camino al contrario” da parte di Piergiorgio Odifreddi, la pedalatea di oggi è salita e scesa tra panorami affascinanti per un dislivello di 1210 metri, per 57 chilometri e mezzo percorsi in poco più di 4 ore, sempre più lontana dalla reliquia.
Fin dai primi secoli dell’era volgare, e in particolare nell’alto medioevo, i cristiani hanno “prodotto” reliquie, utili per ravvivare la devozione, per sacralizzare un nuovo luogo di culto, per legittimare un vescovo, per raccogliere fondi.
Il caso di Santiago è tipico: l’apostolo Giacomo il Maggiore sarebbe stato decapitato da Erode Agrippa I nel 44 e.v.; un angelo avrebbe imbarcato la sua salma trasportandola in Galizia ma dimenticandosi di segnalare il luogo della sepoltura.
Per fortuna – come attesta il manoscritto Concordia di Antealtares del 1077 – un eremita, dopo appena un millennio, riceve una celeste notifica che gli indica il luogo della sepoltura; il vescovo Teodomiro, dopo una accurata indagine forense alla CSI, avendo trovato un corpo con la testa mozzata, stabilisce che indubbiamente si tratta di san Giacomo (santo Yago, Santiago).
Quindi fondazione di una chiesetta sulla tomba, primi pellegrinaggi, discreto successo, crowdfunding, allargamento della chiesa, e comincia a delinearsi un percorso: il Cammino di Santiago di Compostela.
Altrove, nel frattempo, spuntavano altre reliquie: tra queste il santo prepuzio, visto che Gesù (Yeshu’a) era ebreo e quindi circonciso. Però di prepuzi se ne sono venerati parecchi, fino a diciotto, di cui uno anche a Santiago di Compostela: c’è l’imbarazzo della scelta (forse ha origine qui la locuzione “ma che c***o vuoi?”).
Per ora sappiamo solo che la chiesa, da poco più di un secolo, ritiene disdicevole parlare di prepuzio. Sta di fatto che i prepuzi sono spariti, a causa di furti veri o presunti, o forse risorti e tardivamente assunti in cielo insieme al resto del corpo di Cristo (forse ha origine qui la locuzione “non si trova più un c***o!”).
Domande difficili: ci rifletteremo sopra durante la prossima tappa della pedalatea da Sarria a Trabadelo.