Pier Paolo Pasolini e lo scisma del XX secolo

di RICCARDO RENZI <>

Con la rubrica “Il caos”, Pasolini riprende in modo continuativo, nell’agosto del 1968, il discorso sul periodico Tempo, che in quell’annata era letto da oltre 1.600.000 persone. Sono ormai trascorsi tre anni dalla chiusura della precedente rubrica “Dialoghi con Pasolini”. Molte cose sono cambiate in Pasolini in quei tre anni, ormai era lacerato da una crisi profonda, il dissidio contro il nuovo mondo capitalistico dei primi anni sessanta, si intrecciava ora con le nuove istanze dettate dalle proteste del Sessantotto, tutto ciò portava a risvolti complessi e spesso contraddittori. La nuova rubrica sembrerebbe avere una relativa continuità con i “Dialoghi”, vi si affrontano temi della politica, della cultura, del costume e delle tendenze. Tutta la rubrica è spesso impreziosita da interventi o componimenti poetici d’occasione, ma anche appunti di viaggio, osservazioni antropologiche, recensioni e risposte ai lettori. Nella rubrica nulla è escluso, si va dalle contestazioni ai conservatori, dall’URSS alla Chiesa, da Praga a Sanremo, dal delitto Lavorini[1] al Giro d’Italia, non scordiamoci infatti che Pasolini fu un grande amante dello sport in tutte le sue sfumature. Ma poi c’è molta letteratura da Morante ad Arbasino, sino al Gruppo ’63[2]. Andando però ad analizzare le due rubriche, emergono alcune differenze sostanziali: per prima cosa il periodico che ospita le rubriche, la prima presente in Vie Nuove, la seconda in Tempo. La scelta può sembrare “spensierata”, ma non lo è, deriva, infatti, dal suo progressivo allontanamento dal PCI.

Uno degli interventi più interessanti è quello intitolato I problemi della Chiesa datato 16 aprile 1969[3]. Il tema della Chiesa e dei problemi che essa stava vivendo alla fine degli anni Sessanta del Novecento sono uno degli argomenti maggiormente affrontati da Pasolini nelle sue rubriche in Tempo. Pasolini apre l’articolo dicendo che non sarebbe più voluto tornare su tale argomento (problemi della Chiesa), «Ma sono stato io il primo, in questa stessa sede, a fare il nome di scisma, quando alcuni mesi fa nessuno osava, non dico farlo, ma nemmeno pensarlo»[4]. Pasolini ritorna sull’argomento proprio per rivendicare il suo primato. Pasolini è tanto interessato all’eventuale scisma della Chiesa poiché darebbe la possibilità di rifondare una Chiesa nuova, autentica. Lo scisma è un fenomeno che deve interessare tutti, laici e credenti, poiché fornisce questa opportunità unica di rifondazione e rigenerazione. La Chiesa ha bisogno di un rinnovamento radicale «Vorrei dire, radicalmente e apocalitticamente questo: se la Chiesa non avrà il coraggio di negare sé stessa, scomparirà»[5]. Pasolini si rende conto che sta vivendo una trasformazione epocale dell’umanità, cioè, come lui stesso afferma, è proprio in quegli anni che si stava ultimando quella transizione iniziata quasi due secoli prima, che stava portando l’uomo dall’agricoltura all’industria. La religione Cristiana è solo una delle tante della civiltà agricola. Tutto ciò che era legato a quel modo di pensare e di vivere non serve più, c’è bisogno di un rinnovamento. Nella civiltà agricola il tempo dell’uomo era scandito dalle stagioni, oggi il tempo sta divenendo uno scorrere infinito senza né capo né coda: «Il tempo sta per divenire un continuum senza principio né fine (se non puramente fenomenici) come per gli uomini della preistoria che non conoscevano l’agricoltura e quindi non avevano concettualizzati i ritmi temporali»[6]. La religione Cristiana autentica sopravvive solo nelle zone rurali e nella miseria del sottoproletariato urbano, mentre in molte zone del mondo sorgono nuove religioni, specialmente negli Stati Uniti, con alcuni caratteri comuni: «la droga, l’orgia, il rifiuto del lavoro, la perdita della nozione pratica del tempo, la perdita dell’urgenza soteriologica, il comportamentismo derivante da una società istituzionalizzata, la riscoperta della realtà come ierofania indistinta e globale ecc. ecc.»[7]. Tutte queste forme religiose altro non sono che una reazione allergica dell’uomo alla società capitalistica atemporale, dunque l’uomo reagisce cercando una nuova spiritualità. L’unico modo che la Chiesa ha di sopravvivere è quello di rigenerarsi, rinascere in una forma più autentica e in opposizione a tale nuovo sistema societario.

Pasolini, proprio come Calvino, si rese immediatamente conto che si stava andando in contro ad una società che escludeva chi non si fosse allineato alla nuova dittatura del consumo, ove tutto è merce, anche la cultura stessa, perciò come fece anche Calvino, egli si mise alla ricerca di una cura, di una soluzione, e la rubrica Caos costituisce proprio questo, la ricerca di una soluzione, partendo dal caos.


[1] L’omicidio di Ermanno Lavorini venne commesso a Marina di Vecchiano il 31 gennaio 1969; la vittima era un bambino di dodici anni rapito per chiedere un riscatto e poi ucciso. Il caso fu uno di quelli che destarono il massimo scalpore nella storia del secondo dopoguerra italiano, oltre ad essere il primo caso di rapimento di un bambino. La sparizione del bambino, le ricerche dapprima e il ritrovamento del suo corpo senza vita poi, fecero discutere per molti mesi i mezzi d’informazione italiani, destando orrore, scandalo e polemiche. Il rapimento del bambino era finalizzato al finanziamento di una associazione eversiva di monarchici che per depistare le indagini ipotizzò una falsa pista di pedofilia.

Si veda: P. Vangioni, Oltre il cancello: come ho vissuto il caso Lavorini, Viareggio, Il cardo, 1991; A. Pini, Omicidi, Roma, Stampa Alternativa, 2002.

[2] Il Gruppo 63, definito di neoavanguardia per differenziarlo dalle avanguardie storiche del Novecento, è un movimento letterario che si costituì a Palermo nell’ottobre del 1963 in seguito a un convegno tenutosi a Solanto da alcuni giovani intellettuali fortemente critici nei confronti delle opere letterarie ancora legate a modelli tradizionali tipici degli anni cinquanta. Fu Luigi Nono a suggerire il modello del Gruppo 47, movimento culturale nato a Monaco di Baviera appunto nel 1947. La costituzione del gruppo fu anticipata dalla pubblicazione della raccolta di poesie I Novissimi, curata da Alfredo Giuliani.

[3] Tempo, anno XXXI, n. 16, 19 aprile del 1969.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

[7] Tempo, anno XXXI, n. 16, 19 aprile del 1969.