Un ateismo che prescinde invece di negare
di PAOLO BANCALE<> Ufo, dio, mago: serve confutarli? Serve accalorarsi sull’inesistente? Come nel groziano “etsi deus non daretur” si può vivere prescindendone totalmente. Non servono feticci né triangolazioni con i miti, servono i Valori: poi, chi li ha espressi o a chi vadano attribuiti è secondario, è materia per dossografi o storici. Ciò che conta sono i Valori interiorizzati dagli esseri umani per la migliore qualità della vita spirituale, sentimentale e materiale di ognuno e di tutti… Ciò premesso plaudiamo al “Cortile dei Gentili”, come già facemmo scrivendo al direttore de L’Avvenire, e concordiamo con il dotto monsignor Ravasi sulla bontà di un “dialogo tra logoi, uno spazio di confronto tra credenti e non credenti… facendo appello al mondo non credente più seriamente e intellettualmente impegnato” in modo, almeno da parte nostra, assolutamente immune da ciò che egli chiama, detestandolo noi quanto lui, “l’ateismo dello sberleffo”, nonché “lo scetticismo sardonico e sarcastico che ambisce solo a ridicolizzare asserti religiosi”. Nel rispetto reciproco siamo solo di diverso avviso, punto.
Come la grande filosofia morale di Confucio prescinde dalla metafisica, così noi NonCredenti prescindiamo con tono leggero a-dogmatico e non assertivo dai due corni dell’annoso dilemma “dio/non dio”, e se dobbiamo proprio optare per il termine “atei”, diciamo pure che quel prefisso sanscrito-greco “a” non è inteso come privativo bensì come “prescissivo”. Il problema non ci tocca, non ci inventiamo risposte né in un senso né nell’altro e, per usare ancora le parole di Ravasi, accettiamo “un percorso che si inoltra nel mistero”, ma non è una “notte oscura”, è soltanto “vivere” molto consapevolmente, eticamente e liberamente.
Sì, il NonCredente è pregno di Illuminismo, di relativismo, di libertà e risponde alla sua coscienza hic et nunc senza attaccarsi etichette, e ciò mi ricorda Matilde Serao quando, nel suo libro” Il ventre di Napoli”, scrive :”Vi sono dei cattolici che sono italianissimi, degli anticlericali che sono credenti, dei clericali che sono democratici, dei democratici che sono imperialisti, dei repubblicani autoritari e assolutisti, dei socialisti che adorano il re, dei radicali perfettamente monarchici……A me basta che siano onesti, delle coscienze sicure, delle anime austere”. E cioè si può essere tutto purché si rispetti l’Etica, quella che fa convivere, quella empatica che rispetta e non fa soffrire l’altro. È una reinterpretazione di Agostino d’Ippona, la cosa piacerà a Ravasi, quando dice “Ama et fac sicut vis”, cioè : se ciò che ti muove è l’amore, agisci pure tranquillo e non sbaglierai. E qui il dilemma “dio/non dio” non è neppure un optional, proprio non c’entra affatto. Se ne prescinde.